Parlare di sé è sempre parecchio difficile. Vorresti dire tutto a valanga per trasmettere quello che sei veramente, ma allo stesso tempo vorresti raccontare solo il necessario per non annoiare e far arrivare i tuoi punti di forza in un attimo. La pagina About (ovvero il Chi siamo, La nostra storia o anche La nostra azienda – orrore) di un brand è un po’ la stessa cosa.

L’altro giorno stavo scandagliando qualche sito di brand di moda diciamo medio-piccoli e notavo che in certi shop online la pagina About è praticamente scomparsa (o forse non c’è mai stata). Ho cercato in calce – dopo scroll infiniti di caricamento prodotti – e a parte le solite pagine di condizioni di vendita, uso, privacy, contatti ecc. non c’era niente che parlasse del brand. Magari si tratta di siti che lavorano abbastanza bene, di brand conosciuti che mettono online i contenuti minimi necessari per vendere. Ma niente che parli di loro e che potrebbe farli funzionare…meglio*.

I grandi brand hanno trasformato questa pagina in un modo di raccontare il loro mondo o universo, dandogli una connotazione più di magazine o di diario, oppure come grande cappello che contiene valori, mission, etica aziendale e impegno per l’ambiente. O anche come semplice raggruppamento di marchi, o sotto il nome Heritage o di timido Company info.

E le realtà medio-piccole? Vale la pena lasciar parlare per sé i prodotti in vendita e basta? Potrebbe essere una strategia se i prodotti fossero accompagnati da una descrizione sopraffina, ma spesso non è così. Ecco allora che ho individuato tre modi efficaci per creare/arricchire/rivoluzionare la propria pagina About. Per ognuno ho riportato esempi di brand che, secondo me, hanno utilizzato quel metodo piuttosto bene.

1. Il metodo Gauguin (vedi immagine in evidenza).

Il quadro dell’immagine in evidenza si chiama: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” Paul Gauguin (1897).
Ecco rispondi a queste tre domande e hai la tua pagina About. Easy. Il come farlo – cioè in un modo che sia solo tuo e non quello degli altri o uguale agli altri – è quello di cui mi occupo io.

Prendi esempio da loro:
FESTAFORESTA
LA MARCHIGIANA
CORBO
WIDE AWAKE

2. Il metodo Papà Castoro

Reference un po’ da millennials che possiamo riassumere in “Ti racconto una storia”. Di solito la narrazione ha questi elementi: una vecchia bottega o un piccolo laboratorio, tanta passione che ha alimentato una bella crescita industriale, mani che lavorano, sarte che cuciono, risultati ottenuti, sguardo al futuro. Che sembrano banalità e un po’ lo sono ma che – come al solito – se sono cucinate in modo giusto e personale, danno ottimi risultati, e fanno capire a chi legge davvero chi sei e perché sei unico.

Prendi esempio da loro:

VELASCA
LAZZARI
BETTY CONCEPT

3. Il metodo Megafono

Che non significa parlare a voce altissima ma parlare di sé per trasmettere messaggi, spesso molto connessi alla società e al sociale. All’attuale più che al futuro. Si parla di Chi siamo in termini di chi siano veramente le persone reali che ogni giorno lavorano al brand. Più che andare sui semplici valori si parla di azioni. Si fa un passo indietro sul racconto generale della realtà del brand per usare la moda in modo politico o mettere al centro la persona.

Prendi esempio da loro:

EVROPA
IKAJANE
ANDREAADAMO
MAGLIANO
RHUDE
MADE FOR A WOMAN
VUSCHICHE
MARCO RAMBALDI

NOTA BENE: un metodo non è migliore o più cool di un altro. Ognuno si deve raccontare seguendo i suoi ritmi e le sue corde per non snaturarsi. Chi legge lo capisce se è un fatto a casone perché va di moda o un fatto per incontrare chi legge e presentarsi.

NOTA BENISSIMO: largo alle sfumature e alle narrazioni ibride. Si può raccontare una storia e parlare del costrutto sociale che si vuole sovvertire; si può rispondere alle tre domande base come una storia. Con le parole tutto è possibile, basta essere consapevoli di cosa si vuol comunicare e usarle con professionalità, sensibilità e intelligenza.

*Vuoi sapere come il tuo sito possa funzionare meglio curando la pagina About? Contattami!